Tre giorni di follia riassunti in un video di un minuto e mezzo, 90 sconcertanti secondi. A Dritto e rovescio, il programma di approfondimento del giovedì sera di Rete 4 condotto da Paolo Del Debbio, si ripercorre la tragica vicenda di Emanuele De Maria, il «killer di Milano».

Il 35enne di Napoli è protagonista di una storia di sangue con ancora molti lati oscuri. Nel 2016 uccide una ragazza, resta latitante per 2 anni fino a quando, nel 2018, viene condannato a 14 anni di carcere con rito abbreviato. Sconta la pena nella struttura di Bollate, alle porte di Milano. Nel 2023, dopo “soli” 5 anni in cella, ottiene un permesso per il lavoro esterno. Trova un impiego in un hotel di Milano in via Napo Torriani, zona Stazione centrale (a pochi metri dalla ormai ben nota Gintoneria).

%%RELATED_42608929%%

Il 9 maggio scorso uccide a coltellate la barista Chamila Wijesuriya, con le telecamere che li riprendono mentre passeggiano in un parco a Cinisello Balsamo prima dell’assalto letale. Questo è l’inizio dell’incubo. De Maria quindi appare nei video a circuito chiuso della metropolitana di Bignami. Il mattino dopo, prestissimo, cerca di uccidere un altro collega davanti all’hotel, si dà alla macchia nuovamente e infine, domenica, compra regolarmente il biglietto, sale sul tetto del Duomo e si lancia nel vuoto, suicidandosi. E intanto scorrono le immagini di quegli attimi. Ora non resta che chiarire un aspetto: perché un individuo così pericoloso, capace di uccidere, era già libero?

«Gli operatori avrebbero dovuto riflettere anche sul fatto che lui era rimasto latitante un anno e mezzo. Se sei capace di essere latitante vuol dire che hai una capacità criminale notevole, ti sai muovere sul territorio e hai i collegamenti giusti», sottolinea in collegamento Simonetta Matone, magistrato e oggi deputata della Lega.

Punto secondo, prosegue l’onorevole, bisogna capire «se la valutazione sia stata errata, anche se collettiva. Il direttore (del carcere, ndr) si assume la responsabilità di proporre un detenuto in articolo 21, cioè il lavoro all'esterno, sulla base di una osservazione della personalità di équipe. Il magistrato poi rende esecutiva la proposta. Ma qui c’è un problema nel problema: l’articolo del codice prevede che quando tu sei ammesso al lavoro in esterno ma in una attività lavorativa di tipo privatistico, com’era quella alla quale era addetto De Maria, la valutazione deve essere ancora più accurata in virtù del fatto che sei a contatto con delle persone». Ed è proprio il buco nero di questa storiaccia.

Il caso De Maria, Simonetta Matone: "Tutto questo è accaduto per un gravissimo errore di valutazione fatto dagli operatori"#DrittoeRovescio in diretta su #Rete4 e in streaming su Mediaset Infinity pic.twitter.com/P433LMfhkf
— Dritto e rovescio (@Drittorovescio_) May 15, 2025

libero indipendenza sicilia

Sicilia indipendente, pro o contro: via dall'Italia sì o no?